Resistenza senza retorica, nella storia e nella scultura.

Di Antonio Rossello (*), gennaio ’20

Ormai il velo dell’ombra è squarciato, mentre la Seconda guerra mondiale, con i suoi regimi totalitari e i suoi orrori, aleggia nel ricordo dei pochi  che l’hanno vissuta (in qualunque modo), c’è  una restante parte dell’umanità che non deve dimenticare. In particolare, non dovrebbe dimenticare la Resistenza, la quale è stata per l’Italia risolutiva in un momento drammatico di una guerra distruttiva e ingiusta. Dietro a nomi, a foto di donne e uomini quasi sempre giovani, ci sono migliaia di storie individuali e collettive, biografie di gente comune capace di compiere gesta eccezionali. Le città italiane hanno affidato a sacrari

e monumenti il ricordo dei caduti per la Liberazione dell’Italia.  Anche a Parma, assai apprezzato in città, c’è uno dei più importanti monumenti eretti a tal fine: la casa editrice IBUC, del dott. Sergio Bevilacqua di Reggio Emilia,  lo ha scelto come immagine di copertina per il mio ultimo libro “Quella terribile stagione”, da questi giorni disponibile in libreria, una storia di Resistenza, posta in essere da gente comune, che  si dipana principalmente tra Emilia, Liguria e Basso Piemonte.

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